LA MIA MIGLIORE DOLOMITES HERO

 LA MIA MIGLIORE HERO? QUELLA DEL PROSSIMO ANNO!

Settembre 2016, una idea particolare e bizzarra: la Hero di Selva.

Perche no? mi sono detto, e subito mi sono risposto: semplicemente perche’ non e’ un giro in bici normale, e’ dura, e’ lunga, e’ faticosa, e’ impegnativa, e non hai tempo a sufficienza per allenarti in manieraadeguata!

Appunto, mi sono ripetuto, Perche no?

Allora non sei in te…ma se insisti cosi’, falla. Ma siamo a Settembre, se ne parlera’ per Luglio 2017…

Luglio 17? … Guarda che la Hero e’ a Giugno…

…E vabbe’, io ci ho provato, … allora sei proprio interessato, pazzo e interessato … cosa dobbiamo dirci dipiu? Falla! Pero’ almeno provala una volta prima del giorno della gara.

Ma dovevo provarla almeno una volta, l’avevo promesso a me stesso. Cosi’ ho colto l’occasione di un weekend autunnale sulle Dolomiti, obiettivo gli 86 km (4500 m) della Hero lunga, divisa in due tappe: il primo giorno Dantercepies, Arlara, Ornella, Porta Vescovo, Pordoi, tappa notturna a Canazei, quindi il giorno dopo Duron, Tirler, Zallinger e discesa a Selva per pranzo.

Naturalmente non avevo idea di cosa mi stesse aspettando: puoi leggere tutti gli articoli su internet, guardare i siti degli esperti, ascoltare i racconti degli amici, qualsiasi cosa; la realta’ e’ sempre completamente e, in questo caso, brutalmente diversa.

Non sono un atleta avvezzo all’allenamento, allo stretching, purtroppo mi tocca sostituire le sedute di preparazione con lunghe giornate di lavoro in ufficio, godo pero’ di una grande testardaggine, di grande coraggio e della fortuna di un fisico che sta dietro a queste caratteristiche.

E cosi’ ricordo ancora quel mattino d’Autunno che sono sceso in strada in Via Nives con la mia bici e dopo qualche centinaio di metri ho svoltato a sinistra su Strada Dantercepies, zaino in spalla , naturalmente, si doveva pur dormire a Canazei. Conosco da allora tutti i tornanti di quella salita, so dove devo scendere di sella, e gioisco se guadagno un metro o due rispetto alla volta precedente sul momento in cui inizio a spingere, ho avuto modo di apprezzare le disillusioni, l’arrivo della seggiovia intermedia che appare come un miraggio, infonde speranza, ma in realta’ non regala nulla, se non la certezza di ulteriori metri di dislivello, e non fai in tempo a goderti la maestosita’ del Sella che e’ ora di metter le ali e sciare verso Passo Gardena, saltare da asfalto a sterrato e giu’ fino a Corvara in uno slalom segnato da roccia, pietrisco, prati scivolosi e conifere nel bosco.

A Corvara fini’ la poesia, la salita si impennava violentemente verso il colle dell’Arlara, ma ero li’ per allenarmi, dovevo capire il percorso, costruirmi una conoscenza, abbozzare una strategia, il muro di fronte a me era il conto che mi sarebbe stato presentato a Giugno. Ed era una bella giornata di Sole e la neve della Marmolada mi ha accompagnato fino in punta al colle, pronto per una discesa in pista verso Campolongo; veloce , non velocissimo, veloce, veloce, troppo veloce … frena , no non qui, frena , no non qui…. Una caduta da principiante sulla pista di discesa del Campolongo mi riporto’ allo stato razionale, per fortuna non mi ero fatto nulla, e neppure la bici aveva avuto conseguenze, ma quello era il secondo insegnamento da portare a casa, oltre alle salite verticali, la Hero e’ fatta di discese veloci e ripide sulle quali occorre tenere sempre il cervello acceso.

Passo Campolongo su asfalto, e poi di nuovo sterrato fino a Arabba. Pausa pranzo, meritato dopo la discesa sul sentiero, speck, canederli, il pranzo del ciclista. Stavo provando la Hero, mi sembrava tutto irreale. Salita dell’Ornella e Porta Vescovo…le metto insieme , le ricordo come un incubo, la prima ripidissima, impossibile da pedalare, caratterizzata da una croce lungo il tragitto, una croce tipica delle valli ladine, la seconda parte della salita verso porta vescovo, meno ripida ma parecchio umida, ricordo le ruote che affondavano in una fango semi rigido, e finalmente la discesa verso il Passo Pordoi… una discesa difficilissima, in mezzo a vegetazione bassa, erbe da umidita’ , fogliame largo, e in piu’ ripidissima in picchiata verso il Pordoi. E poi sentiero, verso Canazei. Albergo, letto , sorriso a tutta faccia, stavo provando la Hero, mi sembrava tutto incredibile.

Seconda mattina di Hero, colazione generosa e di nuovo in sella, Campitello e salitona verso il pianoro tra Sasso Piatto e Catinaccio che ti accompagna all’ultima vera erculea fatica del tracciato: il Passo Duron (salita nomen omen) e poi via cosi’ di Sali e scendi fino al Tirler, allo Zallinger e e poi, finalmente la discesa che sapevo essere quella verso Selva, verso l’arrivo.

Avevo fatto il giro completo, avevo conosciuto il tracciato di una competizione che consideravo mitica e inarrivabile, bisognava solo aspettare Giugno dell’anno seguente per essere sulla linea di partenza.

E a Giugno 2017 ero sulla linea di partenza della Hero 60 km; e, da allora,  non ne avrei piu’ persa una (beh, una si’, per motivi tristemente noti la Hero del 2020 non l’ho corsa); in questi anni ho partecipato alla Hero sul tracciato da 86 km (e 4500 m) e da 60 km (e 3200 m), quest’ultima decisamente la mia preferita!

Si invecchia, generalmente con il passare degli anni l’eta’ aumenta cosi’ come la riflessivita’ e l’atteggiamento verso le attivita’ all’aperto porta ad essere piu’ inclini al relax, e alla tranquillita’… Balle!: quando si taglia il traguardo della Hero si hanno solo tre pensieri: la soddisfazione, la birra, la data di apertura iscrizioni per l’anno successivo.

L’esperienza accumulata in questi 8 anni di Hero ha mostrato come la miscela di emozioni sia sempre la medesima. E i riti propiziatori anche, ad esempio non si puo’ prescindere dalla passeggiata al rifugio Comici e dalla pizza a cena il venerdi. E a letto presto..

Poi e’ sabato, il mattino della gara. Ormai sono preparato alla fatica che aspetta, al tributo di sudore che dovro’ lasciare sul telaio della mia bici, e alle sensazioni che mi appresto a provare, sensazioni che hanno il nome del chilometro..

Km 0: Il freddo alla partenza, con il sole ancora dietro le montagne, e l’attesa: avanzo dalla griglia di spettanza, piano verso la linea di partenza, musica, voci, e poi via, il cardio registra un battito che non e’ solo risultato dell’azione delle gambe, c’e’ altro, c’e’ che ancora una volta parto per la Hero.

Km 6: lo scollinamento della Danter, fa ancora freddo quassu’ in punta, ma anche quest’anno la Danter e’ domata, chiudo gli occhi un attimo, questo momento a 2200 metri  e’ davvero solo mio, non sento le voci di chi incita, mi fermo, solo il tempo di un gel e di indossare l’antivento, ma sono cose che faccio in automatico, la testa e’ altrove, solo uno sguardo al Gruppo del Sella e giu’, in picchiata.

Km 17: Arlara Monte. Penso che sia la salita piu’ dura della Hero 60, approfitto degli ultimi metri di salita in cui regolarmente spingo la bici per mangiare, qui lo sguardo mi porta lontano, sulle guglie del Dantercepies, ogni volta non mi sembra possibile aver gia’ fatto tutta quella strada, sto faticando, ma mi sto divertendocome un matto.  E qui vicino c’e’ il cancello orario. Lo supero nei  tempi previsti, sono salvo.

Km 32: Arabba. Sono ancora in piedi. Arrivare ad Arabba significa aver superato la parte difficile della Hero 60, un sentiero tecnico di salti e rocce umide, dove nel corso degli anni ho visto spaccarsi cerchioni, telai, e rovinose cadute. Ma sono ad Arabba, una sorta di Base Vita per intenderla nella lingua dell’Ultratrail, a Arabba si mangia, si prende fiato.

Km 42: Pian de Schiavaneis: mi guardo intorno, questo e’ l’ultimo cancello orario, e sono nei tempi. Ho passato la salita al Pordoi e qui, davvero inizio a pensare alla fine. Dal pian de Schiavaneis chiamo al telefono qualcuno di caro, so che mi sanno capire, anche quest’anno mancano meno di 20 km.

Ci sono gare che quando parti sai che arriverai, comunque; e ci sono gare invece, come la Hero, in cui sai di poter scrivere “Fatta” solo dopo essere passato sotto la scritta “Finish”; riconsidero questa riflessione, sono vicino ma non e’ finita, c’e’ il Sella da scalare e io sono indubbiamente stanco, ancora uno sguardo verso il muro del Gruppo del Sella, che dal Pian si alza verticale verso il cielo, e si riparte.

Km 50: Citta’ dei Sassi e Rifugio Comici: a sinistra il Sasso Lungo, a destra solo Selva. La voglia di tagliare il traguardo cresce, il pensiero d esssere stato li’ solo ieri, in passeggiata mi fa capire come sono vicino alla fine della gara, il cardio , di nuovo, registra un ritmo che non e’ solo figlio dell’attivita’ fisica, l’emozione inizia a ripresentarsi con il piglio di un attore navigato che ritorna sul palcoscenico.

Km 60: rettilineo a mezza costa sulla Selva, sentierino che porta alla linea di traguardo; qui mi succede di tutto, ogni volta non mi sembra vero, e ogni volta mi viene da piangere, forse perche’ la mia Hero non e’ una gara, e’ una prova del fatto che sono vivo e che posso fare queste cose.

Sono contento di aver finito, ma nello stesso tempo vorrei ancora essere sul tracciato, spingo forte sul sentierino della Selva che e’ in leggera discesa, ma il mio subconscio vorrebbe frenare, fermarmi, vorrebbe che quel momento all’interno del tracciato della Hero non finisse: ultima curva a sinistra, asfalto, traguardo. Lo taglio colpendo forte e ripetutamente il manubrio della mia bici, e’ stata sicuramente dura anche per lei.

Finalmente…Birra.

Hero 2024: un anno decisamente particolare, caratterizzato da un problema alla schiena che mi ha tenuto fermo diversi mesi, facendomi saltare parecchi appuntamenti sportivi e facendomi temere di non poter partecipare alla Hero.

Notti insonni con dolori lancinanti dalle regioni lombari della mia colonna vertebrale, Mattinate di Esercizi dedicati, Tekar, Fisioterapia e …. posizione corretta alla scrivania in ufficio. Per fortuna non ho abbandonato l’idea (ricordate il coraggio e la testardaggine che ho citato prima) e per fortuna il mio fisico, anche questa volta, ha tenuto testa a queste caratteristiche. E io a Giugno 2024 ero sulla linea di partenza, conscio del fatto che avrei potuto soffrire, il dolore avrebbe potuto accendersi e io mi sarei ritirato, questo era l’accordo: falla, falla anche questa volta, ma se hai male, fermati!

ma io ero anche conscio di cosa mi sarabbe successo ai km 0,6,17,32,42,50,60….

E tutto e’ successo di nuovo, traguardo tagliato in una Hero bagnata e anche freddissima. Pioggia e

temperature basse ci hanno accompagnati per la quasi totalita’ della giornata. Ma era fatta anche questa volta. 

Amo profondamente le Montagne, andare in bicicletta e ritengo che la realta’ creata con la Hero metta insieme tutto, l’amicizia, la passione, la competizione, la tecnologia; il tutto condito con una organizzazione sempre all’altezza della situazione con le molteplici iniziative collaterali.

E qualora mi venisse chiesto quale fosse la mia Hero migliore, risponderei sempre senza dubbio “quella del prossimo anno”.

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